Ormai sono scomparsi da decenni i pasticcieri ambulanti che per la festa di Sant’Ambrogio arrivavano a Milano da tutta la Lombardia per vendere i loro dolci. Erano uomini umili ma dignitosi e a volte dall’aspetto un po’ bizzarro come i fironnatt, i venditori di castagne cotte al forno e spruzzate di vino bianco che portavano infilate in lunghe collane di spago chiamate fironni.
Il loro arrivo in città non era certo discreto e silenzioso.
Armandol a la perlinna! Straccadent! Croccant! Spagnolett! Scotti caldi!
Erano questi i gridi che risuonavano in tutte le strade della città trasformandosi in un concerto di parole nelle vie dove si svolgeva la fiera degli oh bèj oh bèj. Non abbiamo sbagliato a scrivere grida perché è così che si chiamavano gli inviti con cui gli ambulanti attiravano l’attenzione dei passanti e degli abitanti delle case di ringhiera. Adulti e bambini non potevano resistere a questi richiami e si avvicinavano per comprare un cartoccio di mandorle tostate e ricoperte di zucchero, caramelle, croccanti, noccioline e caldarroste. Anche perché concedersi questi peccati di gola costava appena cinqu ghej.
Poi c’erano i dolci tipici dedicati a Sant’Ambrogio. A dire la verità non molti perché all’inizio di dicembre i fornai avevano già iniziato a impastare i panettoni per la festa di Natale, ma nei loro forni c’era comunque posto per gli ambrosiani, biscotti a base di cannella, mandorle dolci e mandorle amare aromatizzati con il rum.
Oggi noi pasticcieri non giriamo più per le strade ma abbiamo i nostri negozi e usiamo Internet per suggerire alla gente dolci ricchi ed eleganti come le nostre torte classiche e moderne, le viennoiserie e i pasticcini mignon. Ma dobbiamo ammettere che proviamo un po’ di nostalgia per quei tempi che non torneranno mai più.